Nelle botteghe artigiane, a sera, dopo il lavoro, si leggevano a viva voce, da bravi lettori, per i meno dotati scolasticamente, opere
popolarissime come i "Reali di Francia", ovvero la storia di Fioravante e Rizieri, oppure "L'assedio di Troia", ovvero Ettore e
Achille di Giuseppe Leggio, pubblicato a Palermo dall'editore Giuseppe Piazza nel 1902. Queste opere e molte altre, di cui si
tralascia l'elencazione per un futuro studio sulla cultura sociale a Paceco a cavallo dei due secoli, fanno parte di una biblioteca tipo
socialista appartenuta in parte a Pietro Grammatico ed in parte al cognato Alberto Barbata, artigiano-sarto.
In questa Paceco così viva e feconda di idee, visse la sua giornata Antonino Scuderi, a contatto di una realtà nuova che lo condusse, a
poco a poco, verso una consapevolezza politica non indifferente, impegnandolo nel lavoro della dirigenza sindacale, sia a Dattilo che
a Paceco. Un decennio fecondo di impegni e di costruzione della sua vita, culminati prima del settembre del 1911 con il matrimonio con
Ninetta Gigante e poi nella partenza per la grande guerra, da cui ritornerà per continuare il suo lavoro sociale.
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Tav. 7 Contadini in viaggio da Trapani a Paceco sui carri agricoli, in una foto-cartolina del 1903 (Ed. G. Modiano e C. - Milano)
Tuttavia il punto più alto, più importante, ma estremamente tragico, della biografia di Antonino Scuderi rimane il periodo che va dalla
fine della prima Guerra Mondiale alla data della sua morte violenta.
In questo periodo, esponente principale del movimento contadino del trapanese divenne Pietro Grammatico; tuttavia Giacomo Spatola rimaneva fra i
dirigenti massimi del movimento contadino locale. Antonino Scuderi era divenuto ormai il segretario della Cooperativa Agricola, nella
quale prestava giornalmente il suo operato, al servizio dei contadini e tornando a sera puntualmente a casa, nella sua Dattilo,
in sella alla sua fidata bicicletta.
Quando nell'autunno del 1920, incominciarono le prime lotte contadine per l'occupazione dei feudi, si pose davanti alla coscienza di questi
dirigenti cooperatori una nuova realtà e una nuova consapevolezza politica. Si trattava, infatti, non più di operare sul terreno
pratico-economico, per un avanzamento limitato a certe categorie di soci della Cooperativa stessa o delle Leghe, ma il problema
consisteva ora nell'inserirsi in un movimento più vasto di tipo rivoluzionario, che aveva come obiettivo il progresso generale della
società contadina siciliana.
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