GIUSEPPINA PATTI:
Nasce a Trapani il 12 agosto 1841
Muore a Erice 15 ottobre 1930
Testimone e promotrice dell'Unità nazionale, Giuseppina Patti è figura di spicco della letteratura femminile dell'Ottocento in Sicilia. Donna di fine intelletto e di vasta cultura, amante delle discipline storico-letterarie, patriota e scrittrice, appena diciottenne comincia a collaborare per giornali e riviste letterarie del Risorgimento. Frequenta letterati, diviene amica e collaboratrice di Alberto Buscaino Campo (1826-1895), per il quale svolge ricerche filologiche quando egli polemizza coi migliori letterati d'Italia e con gli accademici della Crusca, come Isidoro del Lungo che non disdegnò di ricercare l'aiuto del Campo.
Nel 1866 pubblica a Palermo il romanzo storico in due volumi I Merli ed i Malvizzi Racconto del XVII secolo. Nel proemio Agli italiani, stilato a Trapani nell'ottobre 1861, l'autrice afferma che senza concordia e senza fiducia nel prossimo l'edificio della libertà, appena costruito, non può essere durevole. Le sventure dell'Italia, terra del canto e dell'amore, di profumi e di meraviglie, hanno sempre avuto origine dalle discordie fra i cittadini. La storia della Sicilia rinviene a tutto tondo le conseguenze più infelici della nimistà - rovina, miseria e infelice destino di asservimento ai conquistatori stranieri - nelle vicende messinesi del XVII secolo che hanno avuto come protagoniste le fazioni virulente dei Merli e dei Malvizzi. Nell'opera la critica letteraria contemporanea ha rinvenuto influenze del romanzo storico inglese (in particolare i lavori dell'inglese Ann Radcliffe). Seguono altri romanzi, principalmente a fondo storico, Il velo nuziale, Le avventure di Caterina Alexiowna (1870) e Le gesta gloriose di Pietro il Grande, imperatore delle Russie (1872).
Nel 1875 si sposa con Pietro La Grassa, fabbricante di strumenti musicali da Chiesa, uno dei diciassette figli di Francesco, il geniale costruttore dell'organo monumentale nella chiesa San Pietro di Trapani. Nel 1876 mette al mondo Francesco e gli impartisce una singolare completa e fine educazione, nel culto del bello e dell'arte. Trascura in questo periodo di dedicarsi alla collaborazione nelle riviste letterarie, ma non smette di continuare a leggere e studiare, dilettandosi nel comporre poesie di matrice intimistica. Nel 1906 l'architetto ingegnere Francesco La Grassa, allievo prediletto di Ernesto Basile, vince un concorso al Comune di Roma e si trasferisce nella Capitale con gioia e dolore della madre, che, per l'avvenire del figlio, rinuncia alla sua vicinanza desiderando rimanere nella terra nativa. La distanza non li separa: Francesco, divenuto uno dei più qualificati protagonisti dell'architettura in Sicilia nei primi decenni del Novecento, torna e soggiorna spesso a Trapani, sia per lavoro che per stare vicino alla madre, sino alla sua morte avvenuta il 15 ottobre 1930 nella dolce quiete di Villa Luisa, nel ridente poggio della contrada Raganzili.
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