GIUSEPPE AGOSTA:
Nasce a Marsala l'11 Novembre 1916
Muore a Marsala il 16 Marzo 1998
Dall'articolo di Vincenzo Bilardello pubblicato sul giornale «Corriere del Mediterraneo» del Maggio 1998
L'archeologo prof. Giuseppe Agosta, insigne studioso marsalese
a cui deve molto la cultura siciliana e nazionale per i numerosi
contributi dati alla ricerca, si è spento alle ore 13 del 16 marzo all'età
di 81 anni, in conseguenza della frattura di un femore.
Viveva da solo dopo la morte della madre. E vi si abituò ben presto
per dedicarsi ai propri studi prediletti. Il fratello Nicolò, sacerdote
e più grande di lui, era già scomparso pochi anni fa.
Chi scrive l'ha conosciuto nel 1925-26 presso i Salesiani della
Casa della Divina Provvidenza. La madre, la signora Agosta, cattolica
fervente, abitava vicino ai Salesiani e a loro affidò i due figli per
farne due sacerdoti. Infatti, Nicolò presto passò al Seminario vescovile
di Mazara ove fu ordinato prete. Giuseppe vi entrò dopo e vi rimase
per tutto il tempo da seminarista. Non continuò a frequentare la
facoltà di Teologia come il fratello. Ne uscì e si iscrisse presso l'Università
statale di Roma, laureandosi con il massimo dei voti in lettere
classiche e specializzandosi in Archeologia, Epigrafia ed Etruscologia.
Morta la madre, visse tra casa e scuola. Occupò la carica di Sovrintendente
onorario ai monumenti di Marsala, sua città natia. Diresse
fondamentali lavori di scavo finché si ritirò a vita solitaria nella
sua casa di campagna, quasi una fortezza.
Fu umanista, archeologo e storico, e seppe associare la conoscenza
delle lettere classiche alla perizia dei reperti archeologici delle
antiche civiltà scomparse di Mozia e Lilybeo, leggerne e interpretarne
le iscrizioni e stabilirne le età con sicura competenza. Scrisse
sul «giovane di Mozia».
Si interessò di critica d'arte: pittura, scultura, architettura. Ma fu
soprattutto lo Schliemann di Mozia e Lilybeo per la sua tenace, affannosa,
ansiosa ed infaticabile attività di ricercatore insaziabile di
quanto meritava di essere portato alla luce. Qui il mondo antico gli
apparve in tutta la sua bellezza e fascino. Ne fu entusiasta. E così andava
pubblicando soprattutto per i caratteri de «Il Vomere» per decine
e decine d'anni, poi per quelli del «Panorama», de «l'Informatore
cittadino», del settimanale «Trapani Sera» e della rivista «Sicilia
Oggi».
Vasta e varia è la sua attività pubblicistica. Spesso attaccava i
giornali locali «... Invece, dalla costa di maiale ritrovata sulla nave
punica, si è ricavato addirittura un sistema di navigazione a base di
porci a bordo come bussola, barometri ...». E continuava: «... Tutto
ciò si stampa e si distribuisce ... con i soldi dello Stato e dei Comuni,
senza proteste! Aggiungendo cantonate a cantonate ...».
Non risparmiava neppure gli Accademici dei Lincei: «Una nave
che tuttavia rimane preziosa così com' è! ... visto che è così indigesta
agli Accademici dei Lincei». Non risparmia neppure l'archeologa
inglese Honor Frost, che ha scoperto la «Nave Punica» da guerra!
Agosta infatti ha sempre negato che la nave punica fosse bellica.
E con lui anche chi scrive in un proprio servizio dal titolo «Non è
bellica la Nave Punica (16.4.93)». L'articolo suscitò le proteste del
presidente della Pro Loco di Marsala Angelo Vita contro l'autore
che lo aveva pubblicato e contro il settimanale «Trapani Sera».
Infine, il Nostro è stato sempre sensibile al problema «guerra» e
in genere a quello delle armi. Per questo ha inviato a vari governi
messaggi per il rastrellamento di mine disseminate in territori teatro
di sanguinose battaglie.
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