SAMUEL BUTLER:
Nasce a Langar nel Nottinghamshire nel 1835
Muore a Londra nel 1902
Chi era, e cosa ha a che fare con Trapani e le Egadi, lo scrittore inglese Samuel Butler?
Figlio di un pastore anglicano di cui non volle seguire la carriera. Così, dopo essersi laureato a Cambridge, ruppe i ponti con la famiglia e andò a fare l'allevatore di pecore nella Nuova Zelanda. Tornato in Gran Bretagna nel 1864 si dedicò in un primo momento alla pittura per passare poi alla letteratura.
Critico razionalista, tutta la sua opera si risolve in un'aspra satira della religione, della morale e della scienza dell'età vittoriana.
Nel 1872, alla maniera di More e Swift, pubblica Erewbon, or over the Range ovvero Dall'altra parte della Montagna, romanzo utopistico che metteva in ridicolo il passivo e compiaciuto ottimismo del suo mondo contemporaneo. Oltre ad opere critica e studi filosofici, pubblicò libri di viaggio. Visitò l'Italia cui dedicò un interessante volume d'impressioni, Alps and Sanctuaries of Piedmont and the Ticino (1881). Successivamente si occupò di studi omerici traducendo dal greco l'Iliade e Odissea e, con alcuni studi come il The Humor of Other Essays (1913), uscito postumo e, il The Authoress of Odyssey, Butler formulerà una sua teoria sull'autore e i luoghi dell'Odissea. Quest'opera, lo porterà, ad effettuare alcuni viaggi nella nostra città, dove avrà modo di verificare e visitare i luoghi che lui ritiene essere quelli in cui si svolsero le vicende di Ulisse.
La sua opera più nota, The way of All Flesh (Così muore la carne 1093), è uno studio realistico ma amaro della vita familiare della classe inglese e una condanna spietata del bigottismo, della miopia e dell'ipocrisia religiosa, che Butler conobbe in gioventù. Precursore del romanzo inglese moderno, ha sicuramente rappresentato, con la sua aspra critica, ingegnosa e violenta, un punto di rottura con l'epoca vittoriana, influenzando tra gli altri, lo scrittore G. B. Shaw.
Morì a Londra nel 1902.
Vista così non sembra avere molti legami con la nostra terra, però come accennato prima, tutto e collegato con la sua traduzione e studio dell'Odissea.
Scrive Nat Scammacca, sostenitore dell'idea dell'inglese: "Samuel Butler e Robert Graves, lungi dal poter essere accusati di campanilismo, indicano Trapani e perciò il Mediterraneo occidentale come luogo su cui s'impernia il tessuto geografico - e perché non leggendario? - dell'Odissea.
Quale la ragione per cui Samuel Butler critico e scrittore inglese, preferì la costa occidentale della Sicilia per gli approdi di Odisseo e non Corfù e le isole dell'Egeo intorno all'Asia Minore?
Butler era sicuramente un grande conoscitore della lingua greca e dopo aver tradotto l'Odissea, si convinse a far il "bastian contrario" anche in questa vicenda, cercando di dimostrare che gli avvenimenti non si svolsero nell'Egeo ma nel Mediterraneo, e nello studio The Authoress of the Odyssey, afferma anche che non il tradizionale cieco Omero, avesse scritto il poema, ma una poetessa, Nausica figlia del re Alcinoo di Scheria (Trapani). Tuttavia l'idea non è del tutto innovativa in quando già nell'antichità, primo Strabone e poi anche Polibio e Tolomeo ebbero a sistemare geograficamente l'Odissea in Sicilia.
Scrive Strabone: Odisseo navigava intorno alla Sicilia. E ancora, "perché ritorna per ben tre volte in Sicilia" In effetti Butler apre un dibattito che rimane aperto ancora oggi. Una cosa sicuramente è vera, che i due capolavori, l'Iliade e l'Odissea, non possono essere state scritte dallo stesso autore, e questo perché alcuni esperimenti e ritrovamenti archeologici l'hanno, in sostanza, dimostrato. Ma la tesi dell'inglese sui luoghi, aldilà della conoscenza della lingua, deve presumere che quello raccontato in versi nell'Odissea sia veritiero. Ora in molti hanno invece ritenuto che l'Odissea fosse solamente il frutto della fantasia di un autore ingegnoso. Scrive però Strabone che nell'Odissea si percepisce che l'autore fu il primo a stabilire la scienza geografica.
"Esistono ben quattro tesi sulla possibilità di un autore trapanese dell'Odissea, ma in generale il dibattito è continuo tra studiosi Europei e Americani per definire chi e quanti fossero gli autori dei poemi Iliade e Odissea". (Nat Scammacca).
Oltre la tesi femminile esistono anche altre ipotesi tra cui quella del prof. L.G. Pocock dell'Università di Christchurch che pensa a un marinaio trapanese che scrive e racconta i suoi viaggi. Un'aggiunta a tale tesi è quella di Nat Scammacca: "sono del parere che l'autore sia un marinaio trapanese cieco e perciò disposto a raccontare a una donna, che poi manipola il testo, le sue esperienze di navigatore costretto dai Fenici, dominatori del Mediterraneo occidentale, a girovagare per oltre dieci anni di esilio al servizio degli stessi Fenici.
Lo Scammacca in pratica accontenta un po' tutti e si fa nemico solo della teoria classica che vede fatti e avvenimenti svoltasi nell'Egeo. Samuel Butler analizza i luoghi degli avvenimenti in maniera precisa individuando Trapani come Scheria e poi le quattro isole a ovest - come si legge nell'Odissea - Itaca-Marettimo, Aegusa (l'Isola delle capre oggi Favignana) Boukinna-Levanzo (l'Isola del Bestiame) e infine Dulichium (dal greco Isola Longa). Per dimostrare tale teoria nell'estate del 1892 lo scrittore inglese venne nella nostra città. Nei luoghi Butler trovò le conferme che cercava. Trovò anche un estimatore, tal Pietro Sugameli, che seguì in tutte le escursioni, da Scurati a Pizzolungo, lo scrittore inglese.
Il 30 Agosto del 1894 Butler si reca con il postale all'isola di Marettimo da lui identificata come Itaca e durante la navigazione si rende conto "E' verissimo che l'acqua gorgoglia dietro una barca che corre; ma non è vero che il vento fischia sopra le onde: il vento fischia tra le corde della barca passando sopra le onde in silenzio: mi pare quindi che l'autore dell'Odissea abbia studiato il mare piuttosto da terra ferma che in mezzo o flutti del mare.
Su questi argomenti, all'apparire dell'opera nel 1897, gli inglesi restarono piuttosto freddi e non andò oltre alle duecento copie vendute. A Trapani vi furono delle polemiche di vario tipo tra cui quell'intellettuale del canonico Mondello, direttore della Biblioteca Fardelliana e sostenitore delle teorie tradizionali. Il 31 luglio del 1898 su il giornale la "Falce" compare un giudizio di un lettore: "Di questa maniera, verrà un giorno in cui si pretenderà dimostrare che Dante non è mai esistito e che la Divina Commedia fu scritta da una Xittara". Singolare, ma comprensibile, anche il caso che i manoscritti di Butler, in seguito, finiranno proprio in Biblioteca Fardelliana.
Tutto ciò ancora oggi fa discutere, oltretutto negli ultimi decenni l'argomento è stato sviscerato e studiato da altri personaggi, tra cui il colonnello Barrabini e lo scrittore italo-americano Nat Scammacca. E' stato ripubblicato il libro di Pietro Sugameli sull'Origine trapanese dell'Odissea e sono stati organizzati alcuni convegni.
In realtà, sulle teorie esposte da Butler, ci sarebbe molto da dire, ma due sono le direzioni che si possono prendere: una è quella di accettare lo studio come verità (come si è fatto per secoli con le spiegazioni tradizionali); la seconda è quello di mettersi in discussione è studiare dal greco il testo dell'Odissea. La sintesi è: l'Odissea è poesia, libera da fatti e episodi veri da cui si ricava solo una trama a conforto dell'anima.
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